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COMUNICATO STAMPA

Nuovo sguardo su un periodo importante della storia delle Dolomiti

Nuova presentazione del Museum Gherdëina riunisce paleontologia, geologia e mineralogia

Tra i 242 e i 237 milioni di anni fa la vita sulla terra fece un’enorme sviluppo, le cui tracce sono conservate ancora oggi negli strati rocciosi intorno a Ortisei. A questo particolare periodo geologico, il Ladinico, nel Museum Gherdëina è dedicato il riallestimento della sezione geopaleontologica del museo, che riunisce le attuali conoscenze scientifiche in paleontologia, mineralogia e geologia. La nuova presentazione è stata presentata al pubblico mercoledì.

“Nella storia della Terra, cinque milioni di anni sono pochi”, ha spiegato ieri il paleontologo e conservatore onorario per la Geo-Paleontologia del Museum Gherdëina, Andrea Tintori. Ma i milioni di anni su cui si concentra la nuova area espositiva sono fondamentali. “Si tratta di un periodo importantissimo per la vita sulla Terra, perché vide un impulso evolutivo eccezionale dopo la grande crisi che, 252 milioni di anni fa, rischiò di far scomparire la vita sul nostro pianeta”, ha detto Tintori all’inaugurazione alla presenza di Monika Conrater, direttrice dell’Ufficio provinciale Musei e ricerca museale, e di Jürgen Runggaldier, direttore dell’Ufficio Cultura ladina e Giovani.
Nelle rocce tra il Secëda con le Odle e il Gruppo del Sassolungo con i Denti di Terrarossa e l’Alpe di Siusi, questo importante cambiamento che ruppe l’uniformità dell’ambiente marino precedente è rintracciabile ancora oggi. “I fossili che si sono conservati ci aiutano a comprendere cosa sia successo e la tempistica degli eventi. Le rocce che li contengono ci danno invece dettagliate informazioni sui vari tipi di ambiente marino presenti così tanti milioni di anni fa nell’area che oggi conosciamo come ‘le Dolomiti’”, ha spiegato Tintori.
Nella nuova visione d’insieme tra rocce, fossili e gli ambienti di vita diversi però contemporanei del Ladinico sono stati integrati anche gli affascinanti minerali dell’Alpe legati alle sconvolgenti eruzioni laviche. Inoltre, il reperto fossile più spettacolare della mostra, l’Ittiosauro del Monte Secëda, risalente a 241 milioni di anni fa, è ora presentato in maniera del tutto nuova. “È veramente interessante per i visitatori di poter ammirare da entrambe le parti quelli che sono gli unici resti al mondi di un Ittiosauro che ha vissuto nel periodo del Ladinico”, ha detto ieri Johann Comploj, uno degli scopritori del grande rettile marino.
Matthias Höglinger, presidente del Museum Gherdëina, ieri ha spiegato che unire le diverse collezioni di rocce e fossili ha permesso di presentare un contesto geologico più ampio. La direttrice del museo, Paulina Moroder, ha inoltre sottolineato che il museo non si considera solo uno spazio espositivo, ma anche un laboratorio legato al paesaggio. “Solo se rendiamo accessibili a un vasto pubblico le nuove scoperte scientifiche, si potranno vedere le montagne delle Dolomiti come espressione di vita della terra”, ha detto Moroder, “e renderci consapevoli di quanto tutto qui sia collegato e vivo”.

Per altre informazioni
Paulina Moroder
Direttrice del Museum Gherdëina
tel +39 338 6040477
e-mail: p.moroder@museumgherdeina.it